C’è stato un momento diversi anni fa in cui con tante donne e uomini della città abbiamo sognato la nascita di una festa della città.

L’abbiamo concepita in due, io e Lorenzo, ma l’abbiamo progettata in tanti come una Fiera della Luna che avrebbe coinvolto il cuore della Comunità e ne avrebbe celebrato la bellezza. Ci siamo appassionati tutti tanto da sentirci uniti nel nome di Città del desiderio pur conservando la propria identità originaria. Quello che segue è la messa in parola di una vision che non si è tradotta in realtà …… ma rimane ancora a disposizione del desiderio comune.

Foggia vista dalla luna

La Luna, la più antica fonte di luce divina, illumina la notte foggiana. Al suo apparire i traffici diurni si acquietano e la vita riprende il suo lento ritmo naturale.

Cosa appare alla luna della nostra città? Quali tesori nascosti la sua luce rivela?

La festa della luna è un festival della tradizione e della cultura locale sommersa: quella dei pizzi e dei merletti nascosta nei bauli delle nonne, dei cibi gustosi che le nostre tavole raccontano, della musica che anima lo spirito comune, della poesia, del canto e della pittura che onorano l’anima cittadina. E’ un festival della vita comune, di quella vita che i nostri nonni e le nostre nonne conoscevano quando le vie, i vicoli, le piazze, i sagrati delle chiese, i mercati erano solo i corridoi e le stanze di una casa comune.

Via Arpi si riempirà di questa vita comune e delle ricchezze spirituali della nostra città. Si addobberanno di fiori i balconi, di lune i cieli, di luminarie le corti, di arte i vicoli e le piazze, di poesie e canti i sagrati delle chiese, di cibi le tavolate. E musicanti solitari segneranno i passi della via, lenzuoli dipinti la coloreranno, cacce al tesoro faranno giocare i piccoli con la storia dei grandi.

Per questa festa della luna è necessario un concorso di idee di tutti coloro che la animeranno e la vivranno. Chi parteciperà metterà a disposizione il suo talento creativo e si coordinerà allo spirito comune. Il festival vuole suscitare l’orgoglio e l’amore per la nostra città, il sentimento necessario a riprogettare la nostra città e la nostra vita comune.

Cos’è la città per le donne ?

La tradizione storica delle donne è affidata per lo più alla trasmissione orale. Sono le donne a trasmettere di madre in figlia il patrimonio di saperi e relazioni di cui è fatta la storia della vita familiare e con lei della vita comunale in cui è inserita. E’ dalla viva voce della madre che i figli e le figlie conoscono le storie del passato, condite dal profumo di cibi che danno alla memoria il senso vivo di un’epoca remota. E’ dalla madre che uomini e donne apprendono il senso vivo dell’abitare, la cura della casa come luogo entro cui si intrecciano le relazioni parentali e sociali. Ed è da questo senso vivo dell’abitare che deriva la civiltà e l’aristocrazia dei rapporti umani che fanno grande la tradizione sociale del sud. Una tradizione sociale fondata sull’ospitalità e l’accoglienza, su una qualità dei rapporti umani tessuti intorno ad una tavola imbandita con i pizzi i ricami e i merletti delle donne che appartengono alla storia familiare.

E’ attraverso questi oggetti e questi modi che si trasmette l’eternità di una donna, il suo sapere, il suo pensiero, la sua estetica.

Onorare la storia delle donne di una città significa dunque rimettere in scena la cultura materna dell’abitare da cui tutti proveniamo. E non c’è storia umana che possa costituirsi senza recuperare la tradizione culturale e spirituale delle madri che l’hanno generata. Ritornare con la memoria alla madre significa vedere in un sol quadro vivente la storia degli ultimi cinquant’anni e se poi esploriamo con i suoi occhi la memoria di sua madre il quadro storico si dilata di altri cinquant’anni e così all’infinito fin dove i ricordi di un bambino e di una bambina conservano i sapori dei racconti. Questa parte della storia della vita comunale non è riportata dai documenti storici, ma è possibile ricostruirla e vivificarla mettendola in scena attraverso l’opera delle donne che, in quanto figlie, possono tradurre socialmente il senso e lo spirito dell’abitare della madre.

Per queste ragioni la festa di via arpi sarà vivificata da quegli elementi dell’abitare che sono propri della cultura materna.

Il gusto dell’abitare

Nelle tre serate della manifestazione ci saranno tavole imbandite nelle corti dove le signore del luogo serviranno i cibi che appartengono alla propria tradizione familiare. La mescolanza etnica di cui è caratterizzata la vita della nostra città si riconoscerà nella molteplicità delle tradizioni culinarie. Il cibo sarà offerto a titolo personale e gratuito per onorare lo spirito di ospitalità e accoglienza delle madri e dilatarlo a misura sociale. Il servizio di ristoro sarà coordinato dalle signore dell’Innerwhel. L’associazione avrà cura di istituire un premio per il cibo più gustoso e di definire un’apposita giuria.

La bellezza dell’abitare

Il borgo antico offre alla vista la mestizia di un luogo disabitato. Mancano alle abitazioni gli addobbi che rendono vivo l’aspetto e l’incuria che li caratterizza assume un aspetto mortifero. Per rendere vive le facciate saranno addobbati di fiori i balconi e di piante le corti. Per ritrovare l’estetica naturalistica dell’abitare propria delle madri è necessario un concorso di idee che sarà coordinato dalle signore del Garden Club Amaryllis. Il club avrà cura di istituire un premio per l’addobbo del balcone più bello e di definire un’apposita giuria.

La tessitura della vita

La tessitura è il simbolo stesso del pensare e dell’agire delle donne. Il fine ricamo della tela, l’arduo intreccio dei fili, l’armonia dei colori e la funzionalità degli oggetti traducono in simboli la logica delle donne e in arte la sua estetica.

Appartiene alla tradizione femminile la cura e la trasmissione dei ricami dei pizzi e dei merletti che appartengono alla storia della vita familiare. Oggetti preziosi e ricchi di storia familiare vengono riposti in bauli al riparo dalle offese del tempo e dalla vista di occhi indiscreti. Portare alla luce questi tesori nascosti significa rendere visibile una parte preziosa della vita della città. A tale scopo sarà allestita una mostra di vecchi e nuovi merletti, mentre nelle corti alcune signore del luogo ricameranno dal vivo tele di diverso uso, offrendo consigli e suggerimenti alle donne che le interrogheranno. Dell’organizzazione di questa parte della manifestazione si incaricheranno alcune signore del circolo culturale La merlettaia che avrà cura di istituire un premio per il più bel ricamo e di definire un’apposita giuria.

L’arte dell’abitare

Nelle case delle nonne era la cucina il centro dell’abitare. Alla stanza della cucina era riservata l’attenzione maggiore e lo spazio più bello grande e luminoso. Questa tradizione era legata al costume del tempo che vedeva le donne impegnate soprattutto nella vita domestica. Il tavolo della cucina era il luogo d’incontro della famiglia, mentre il salotto veniva riservato agli incontri sociali. Questo costume è cambiato via via che sono cambiati i modi di vita delle donne e della vita sociale. Salotto e cucina hanno accorciato la loro distanza via via che si è accorciata la distanza tra vita pubblica e vita privata. Ma dello spirito materno è rimasto il gusto della casa e la memoria delle antiche madie. Antico e moderno si rincorrono nell’arte dell’abitare. Per recuperare le radici dell’abitare è prevista una mostra dell’antiquariato locale nella piazza dell’Addolorata coordinata da Nostalgia ed un’esposizione moderna dell’abitare organizzata da Arc 94.

La fiera delle donne

Nelle città di un tempo il mercato era il centro della vita economica delle donne. Era lì che le donne facevano affari portandosi a casa il meglio della stagione al minor prezzo ed il mercato si vestiva a festa di profumi e colori e si attrezzava di abili banditori capaci di tener testa alla puntigliosa contrattazione delle donne.

Il calore e il folclore di quell’antico costume mercantile è stato raffreddato e neutralizzato dall’avvento dei supermarket. Ma ogni città che si rispetti ha cura di conservare intatto nel cuore del suo centro l’antico mercato. Foggia gode di un mercato coperto posto proprio al centro del borgo antico, un luogo che tuttavia rimane emarginato dai traffici femminili. Per restituirgli il lustro di un tempo è necessario vestirlo a festa e renderlo agibile nelle ore serali della manifestazione.

La cura e l’organizzazione del mercato sarà affidata alle signore che abitano nel borgo antico.

Una viva spiritualità

Le donne un tempo si incontravano di mattina al mercato e di sera in chiesa. Andare a far visita alla Madonna e pregare per Suo Figlio, Gesù Cristo, era per le donne di un tempo un omaggio quotidiano dovuto alla madre divina e un modo per aprirle il cuore e ricevere conforto e consiglio per i propri affanni. Questa pratica del divino è in parte tramontata, ma solo in parte perchè oggi sono i nostri figli ad avvicinarsi al divino attraverso pratiche giovanili. Mescolare le antiche e le nuove istanze significa aprire le chiese ai bisogni del tempo: al bisogno delle donne di esprimere un magistero femminile e al bisogno dei giovani di esprimere la propria coralità attraverso un codice musicale.

A tal fine le chiese del borgo antico saranno aperte nelle tre serate della manifestazione e ospiteranno concerti e seminari.

L’organizzazione di queste attività sarà curata da Maria Tricarico e dal Centro Ricerca e Documentazione Donna.

Mani preziose

La creatività delle donne era rivolta un tempo alla creazione di oggetti d’uso familiare e domestico. Abili dita eseguivano ricami, confezionavano abiti, creavano oggetti d’uso quotidiano spesso utilizzando al meglio solo ciò che c’era in casa. Di quell’antica produzione creativa ormai non c’è traccia se non nella memoria. Rimane intatto però il talento creativo delle donne rivolto, oggi, ad una ricerca estetica e funzionale finalizzata alla creazione di oggetti di arredo, gioielli, utensili. Nei vicoli del borgo antico si terrà una mostra dell’artigianato femminile curata da Terra e fuoco che premierà, attraverso un’apposita giuria, il miglior prodotto creativo.

La fiera della luna